Daniele D. Godor, Marie-Louise Rodén - Set Svanholm – Mästersångaren från Västerås (Il Maestro Cantore di Västerås – in svedese / inglese)
Biografia esaustiva del tenore svedese Set Svanholm (1904-1964). Figlio di un predicatore cieco, fu allievo di John Forsell e compagno di classe di Jussi Björling al conservatorio di Stoccolma. Iniziò a cantare come baritono e, dopo essere diventato tenore, fece una rapida carriera, diventando il tenore eroico preferito dalla Germania nazista. La sua registrazione di Götterdämmerung dal festival di Bayreuth del 1942 è leggendaria. Dopo la guerra, aggirò la de-nazificazione e si affermò rapidamente come successore di Lauritz Melchior negli Stati Uniti. Successivamente, divenne il direttore generale del Teatro dell'Opera di Stoccolma.
Il libro contiene numerose fotografie, una cronologia e una discografia (entrambe in inglese). Presenta anche un saggio, in inglese, di Set Svanholm sulla tecnica vocale. La discografia e un elenco del repertorio sono disponibili come PDF scaricabili.
"...un importante contributo alla storia della lirica e alla storia culturale svedese. Il libro è strutturato in modo ambizioso ed è un ritratto biografico dettagliato ed equilibrato di una persona complessa." (Henrik Rosengren)
OPERANOSTALGIA "In ten chapters the authors retrace Svanholm’s career starting with “A rare singer and much more” to “final words” . No English is needed for the appendices. The first is an “afterword” on Svanholm’s singing technique which is followed by an article written by the tenor himself (in English!) on “ imitation – its use and abuse”. An alphabetically (according to composer) detailed discography is included. Svanholm left only a handful of commercial recordings yet the vast amount of live recordings make up for that.
There is also a complete survey of his repertoire with first and last dates and the total of performances of the works he appeared in. Siegmund is his most performed role with 109 appearances strangely enough followed by 94 incarnations of Bizet’s Don José. Bizarre is his appearance as Silvio (Pagliacci) as late as 8 May 1946 long after he switched to the tenor fach.
A chronology is included regrettably without co-stars and conductors and no content of the concerts he gave. For this the reader is referred to the publisher’s website. The online material will be available within short. It will be over 400 pages, including a chronology with casts and concert/programs, a full discography, a repertoire list and a list of songs that were part of his repertoire. (...)
This new publication is certainly of value to those whose interest also lies in (Wagnerian) tenors, photographs, discographies and chronologies of singers’ careers. This book is quasi perfect in this sense. Yet for reading about Svanholm’s fascinating life story the best option is to wait for a possible English translation." (Rudi van den Bulck)
VERDI - Messa di Requiem, riduzione per canto e pianoforte • Testo latino - inglese
Nell'ambito della letteratura italiana, l'opera favorita da Giuseppe Verdi era I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Verdi aveva letto il romanzo durante l'adolescenza, poco dopo la sua pubblicazione nel 1827. Verdi e Manzoni si incontrarono la prima volta nel 1868, nella casa milanese di Clarina Maffei. Manzoni morì nel 1873 e la Messa da Requiem, composta per l'anniversario della morte dello scrittore, venne eseguita nella chiesa di San Marco, a Milano, il 22 maggio 1874, a un anno esatto dal giorno della morte di Manzni. Nel cast figuravano Teresa Stolz (soprano), Maria Waldmann (mezzosoprano), Giuseppe Capponi (tenore) e Ormondo Maini (basso); Verdi stesso ne diresse l'esecuzione. Alcuni critici sollevarono l'obiezione che lo stile adottato da Verdi nel Requiem fosse troppo operistico, ma quando Johannes Brahms vide la partitura dichiarò: "Questa è l'opera di un genio".
AA.VV. - Messa per Rossini, riduzione per canto e pianoforte • Testo latino
Il 17 novembre 1868, Verdi propose a Tito Ricordi di formare una commissione per selezionare tredici tra i compositori italiani più rappresentativi del tempo, assegnando loro un brano della Messa, che si sarebbe dovuta eseguire nel primo anniversario della morte del compositore pesarese. La prima esecuzione programmata a Bologna per il novembre successivo fu annullata a causa di litigi e divergenze organizzative. Il manoscritto della Messa per Rossini giacque, sostanzialmente dimenticato, negli archivi di Casa Ricordi fino al 1970, quando catturò l'attenzione del musicologo David Rosen. Seguirono ricerche volte a ricostruire i materiali d'esecuzione svolte da musicologi, musicisti e istituzioni, tra cui l'Istituto Nazionale di Studi Verdiani e la stessa Casa Ricordi.
VERDI - Requiem, riduzione per canto e pianoforte • Testo latino - inglese
Nell'ambito della letteratura italiana, l'opera favorita da Giuseppe Verdi era I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Verdi aveva letto il romanzo durante l'adolescenza, poco dopo la sua pubblicazione nel 1827. Verdi e Manzoni si incontrarono la prima volta nel 1868, nella casa milanese di Clarina Maffei. Manzoni morì nel 1873 e la Messa da Requiem, composta per l'anniversario della morte dello scrittore, venne eseguita nella chiesa di San Marco, a Milano, il 22 maggio 1874, a un anno esatto dal giorno della morte di Manzoni. Nel cast figuravano Teresa Stolz (soprano), Maria Waldmann (mezzosoprano), Giuseppe Capponi (tenore) e Ormondo Maini (basso); Verdi stesso ne diresse l'esecuzione. Alcuni critici sollevarono l'obiezione che lo stile adottato da Verdi nel Requiem fosse troppo operistico, ma quando Johannes Brahms vide la partitura dichiarò: "Questa è l'opera di un genio".
MOZART - Requiem KV 626, riduzione per canto e pianoforte • Testo latino
Un'aura di leggenda accompagna la storia del Requiem di Mozart, complici la misteriosa identità del committente, la malattia e la morte del compositore - che interruppe il lavoro sull'opera rimasta dunque incompiuta - l'intervento dell'allievo e amico di Mozart, Franz Xavier Süßmayr, chiamato a completare l'opera. La presente edizione, basata nella sua nuova incisione sulle fonti musicali originali, offre un'accurata lezione del testo mozartiano completato da Süßmayr, ed è corredata da un'introduzione che ripercorre la storia compositiva dell'opera.
ROSSINI - Stabat Mater, riduzione per canto e pianoforte • Testo latino
Come molti suoi contemporanei, Gioachino Rossini (Pesaro, 1792-1868) inizia l'attività compositiva scrivendo musica sacra: la formazione dei compositori italiani del XIX secolo avveniva infatti presso opere pie della Chiesa, ospedali, conventi e convitti. A Bologna un membro dell'ordine dei Minoriti, Padre Mattei (1750-1825), è a capo di una scuola di composizione che annovera tra i suoi studenti alcuni dei più celebri compositori del secolo: oltre a Rossini, Pacini, Donizetti. L'esordio per il Pesarese avviene con tre messe giovanili - la prima messa è frutto dell'impegno comune di alcuni allievi di Padre Mattei - in cui prevale uno stile severo, scevro da quella teatralità che caratteriz za la produzione sacra successiva. La cerniera fra lo stile di questa prima produzione sacra rossiniana e lo stile della maturità è costituito dalla Messa di Gloria (1820), caratterizzata da quella mescolanza di stili che rappresenta il tratto più peculiare dello Stabat Mater (1842), capolavoro sacro che interrompe quel lungo periodo di rifiuto della destinazione pubblica della propria opera da parte di Rossini successivo al Guillaume Tell.
PERGOLESI - Stabat Mater, riduzione per canto e pianoforte • Testo latino
Parallelamente all'attività di operista, Giovanni Battista Pergolesi fu nella sua breve carriera artistica fecondo autore di musica sacra. Agli ultimi mesi della sua vita sono da ascrivere alcune delle composizioni più importanti in questo ambito: il Salve Regina e, soprattutto, lo Stabat Mater per soprano e contralto, orchestra d'archi e organo.
Pergolesi ricevette la commissione dello Stabat Mater dai Cavalieri della Vergine dei dolori della Confraternita di San Luigi al Palazzo nel 1736 per sostituire lo Stabat Mater di Alessandro Scarlatti, risalente al 1724.
In quel periodo le sue condizioni di salute erano già precarie e, come confidò al suo vecchio maestro Francesco Feo, non aveva tempo per riposarsi o pensare a rimettersi, poiché l'opera andava finita, e "anche in fretta". Secondo la tradizione infatti Pergolesi completò lo Stabat Mater il giorno della sua morte, il 16 marzo del 1736, nel convento dei Cappuccini di Pozzuoli.