ricordi

Dopo quello di Ettore Berlioz, sono stati pubblicati parecchi Trattati di Strumentazione che, per ragione di tempo, ebbero naturalmente modo di far conoscere nuovi strumenti e nuove risorse orchestrali. Ma tali opere didattiche, per quanto pregevoli, si basano in particolar modo sulla tecnica d'ogni singolo strumento e sull'impiego che di questo se ne suol fare in orchestra. L'opera del Berlioz invece è l'unica che, oltre a trattare la parte puramente tecnica, sia riuscita anche a rivelare quell'ambiente di poesia che nasce dalla concomitanza di differenti suoni orchestrali.

Nel ripubblicarlo quindi, si è pensato bene di rispettare integralmente il testo del Berlioz nella traduzione ottocentesca di Alberto Mazzucato, come pure l'appendice di Ettore Panizza, che fa ormai parte integrante della edizione italiana di questo «classico». Ringraziamo infine tutti gli editori che cortesemente ci hanno dato il permesso di citare esempi di opere di loro proprietà.

Alla fama del nostro strumento, e perché essa fosse pienamente convincente, occorreva unesegesi che tenesse conto a un tempo delle esigenze della storia e della passione del musicista. Questi rari privilegi conferiscono allopera di Alfredo Casella un significato di una importanza tutta speciale. Grande interprete, gran didatta, tecnico consumato di tutto quanto ha attinenza con il pianoforte, il suo commento si arrichisce inoltre delle doti del poeta e del fervore del virtuoso. Questo non è soltanto un libro per i pianisti, ma un compendio estetico, il più perfetto che si potesse desiderare, sulla nascita e la evoluzione dello strumento cosi intimamente legato al progresso della nostra musica contemporanea: come pure uno studio prezioso delle risorse che esso offri allaspirazione dei grandi compositori nel corso degli ultimi due secoli. E l'arte e la tecnica vi si vedono ugualmente trattate - come era da attender si dal Casella - con quella profonda competenza di cui lartista ci ha dato, durante la sua carriera, tante prove incomparabili.

Copertina flessibile, 252 pagine

L'Organo era stato innalzato dal Barocco ad una genialissima sintesi della musicalità strumentale di quel tempo; e prima, all'epoca della grande arte italiana polifonica, era la realizzazione più perfetta della musicalità strumentale stessa. Il Romanticismo pensò di detronizzare l'organo che restò, solo nel nome, il re degli strumenti. Era stato privato della corona sonora, l'emblema della sua regalità. Ma ora, in questi tempi di democrazia, si sente il bisogno di ridare a questo spodestato la sua corona, fulgida e brillante, perché sia di nuovo un vero sovrano. Al suo regno sonoro, peraltro, per essere ammessi bisogna venire iniziati. Vi era perciò bisogno di una saggia guida e Sandro Dalla Libera si è assunto questo difficile compito. L'ignoranza cederà allora il posto al fascino del mistero, che può essere amato fino alla follia.

«L'Organo, questo affascinante mistero sonoro!

Copertina flessibile, 124 pagine