BOITO - Mefistofele, riduzione per canto e pianoforte [it]

Strano il destino del Mefistofele. Nato come un'opera di rottura, frutto di un letterato e musicista ventiseienne che non faceva mistero di opporsi alla tradizione melodrammatica italiana che si incarnava nel teatro verdiano e al contrario guardava con attenzione al nascente mito wagneriano, e proprio per questo attesa con molto interesse alla sua prima apparizione scaligera del 1868, cadde clamorosamente. Non sappiamo con esattezza la ragione, perché la musica di quella prima versione non è sopravvissuta (ma possediamo il libretto). Dopo sette anni, l'opera rinasce, ed entra trionfalmente nel repertorio, lasciandosi alle spalle tutte, o quasi tutte le velleità rivoluzionarie. In qualche momento sfiora le caratteristiche del grand-opera francese. Molto spazio viene dedicato alla trama amorosa, ma so- prattutto riaffiorano gli spregiati (un tempo) numeri chiusi e l'invenzione melo- dica, che si accompagna, a volte, con sonorità orchestrali che fanno pensare a Wagner. Uno strano destino, che rispecchia il medesimo percorso compiuto da Boito, un tempo fiero avversario di Verdi, poi suo impareggiabile librettista nelle opere estreme.