ROSSI - Regina Prigioniera Vittima • Elisabeth de Valois nel Don carlos di Verdi
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ROSSI - Regina Prigioniera Vittima • Elisabeth de Valois nel Don carlos di Verdi
Mino Rossi è da sempre un cultore del teatro in musica, un cultore appassionato. Ha già dato alle stampe "Casta Diva" e "Amami, Alfredo - Viaggio dentro La Traviata", ma prosegue imperterrito e tenace a scandagliare i personaggi femminili delle opere, specie quelle verdiane. Come conferma questa Elisabetta de Valois nel "Don Carlos", con prospettive di altre ricerche nella stessa direzione verdiana. Elisabetta, che di primo acchito l'ascoltatore attento potrebbe intendere come personaggio non proprio fondamentale entro il contesto dell'opera, viene lanciata nello spazio della cultura come la chiave di volta di tutta la difficile trama che si sviluppa tra Filippo II, marito suo malgrado, Carlo (figlio di Filippo e quindi figliastro di Elisabetta), il marchese di Posa, amico strettissimo di Carlo, che funge da trait d'union o moderatore all'interno della vicenda, e la principessa Eboli, amica-nemica della Regina. La storia e la potenza della chiesa controriformista spagnola sono rappresentate dal Grande Inquisitore, personaggio straordinario.
Nella prima parte dello scritto l'autore ricorre a molti esempi musicali riportati per spiegare l'assunto estetico-etico dell'opera, il che diviene appannaggio di chi conosce la musica, per cui il comune lettore non riuscirebbe a raccapezzarsi. Nella seconda parte si entra più incisivamente nel vivo del per sonaggio di Elisabetta, che viene sviscerato in tutti i suoi aspetti musicali e psicologici, con tanto di risvolti umani e politici che conducono molto lontano. Mino Rossi insiste alquanto sul fattore "sessualità" quale fonte ineludibile di ogni evento, azzardando numerose ipotesi rese possibili dagli oscuri meandri del libretto.
Una quantità di citazioni dei più impensabili autori, portano il ricercatore fino alle porte del cielo, agli abissi dell'anima, alla vivace interpretazione della mitologia greca sulla quale si soffer ma a lungo, richiamandola poi liberamente nel corso della narrazione, a dimostrazione della sua vasta cultura applicata alla figura vivisezionata ed esaltata del personaggio scelto. Ovviamente non può trascurare le altre figure, che di volta in volta affiorano con la loro personalità definita. Anch'esse vengono perlustrate di riflesso, si che il dramma di Elisabetta si ripercuote su ognuna di esse, in quanto vi contribuiscono largamente. Soprattutto Carlo: senza la sua presenza continua non esisterebbe alcun dramma.
La costruzione si fa abnorme e ne escono mille addentellati che rischiano di soffocare l'importanza chiaroscurale di Elisabetta se non vi fosse sempre il ritorno su di lei, magari improvviso, degli effetti apparentemente estranei alla sua figura. Infine, v'è da rimanere sorpresi dalla sconfinata capacità di inda gine dell'autore.
Copertina flessibile, 160 pagine