MIOLI - L’opera Italiana Del Novecento
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MIOLI - L’opera Italiana del Novecento
Checché se ne creda o dica, il teatro d'opera gode di ottima salute, in Italia e fuori. Una ragione sta sotto gli occhi di tutti: il repertorio ottocentesco, quello che salpa da Rossini e approda a Puccini facendo scalo presso Bellini, Donizetti e Verdi, popola le stagioni di tutto il mondo, dalla Scala al Metropolitan; ed è, abbiano pazienza Wagner, Gounod e Musorgskij, soprattutto italiano. Un'altra ragione merita un accenno: dopo Puccini, gli operisti italiani non sono stati una dozzina di compositori nostalgici, ma centinaia e centinaia di compositori moderni e vivaci, immersi nella loro attualità storico-estetica; e dunque è una ragione pienamente valida anch'essa. Pensierino con constatazione, ancora doppia: si tratta di autori che il repertorio corrente per i teatri propone con enorme cautela, dovendo fare i conti con i gusti di un pubblico affezionatissimo ad arie e romanze della più bell'acqua romantica, e che la bibliografia complessivamente trascura o ignora. Come dire: con la Turandot di Puccini (peraltro postuma), basta così; è finita, gli autori sono troppi ed eterogenei; accontentiamoci di un libro, un saggio, un testo, un programma di sala su questo o quell'altro. Invece no, perché da quel 1926 è passato quasi un secolo e il tanto materiale accumulato piange, o forse, meglio, reclama considerazione larga, assiemistica, veramente o anche semplicemente storio grafica. Si prova a consolarlo e onorarlo questo libro, che i cent'anni li introduce, incornicia, sud divide e riassume; e mentre li sospende fra estetica e cronaca ma anche fra dischi e libri, li percorre con molti nomi e cognomi, titoli e personaggi, compositori e librettisti, direttori e orchestre, registi e scenografi, critici e cantanti. Troppi? Sarà breve per certi motivi arcinoti, il Novecento, ma per la quantità dei prodotti e delle testimonianze d'arte e di musica è lungo, lunghissimo, inevitabilmente finito e tuttavia reso quasi infinito da giovani mu sicisti comparsi verso la sua fine e ben proiettati a lavorare e produrre nel Duemila. Ecco gli autori principali: Smareglia, Puccini, Mascagni, Alfano, Zandonai, Busoni, Respighi, Pizzetti Malipiero, Casella, Ghedini, Dallapiccola, Petrassi, Maderna, Nono, Togni, Berio, Manzoni, Bussotti, Sciarrino, Guarnieri, Vacchi, Battistelli, Ferrero Tutino, Galante. I direttori? Da Toscanini, con De Sabata e Karajan, fino ad Abbado e passa: se Claudio coltivava il contemporaneo e Arturo no, non importa nulla, perché il secondo è vissuto durante mezzo Novecento e ne ha fatto la storia, esattamente come altri classici quali Maria Callas, Luchino Visconti e Fedele D'Amico. Per puro esempio.
Una soddisfazione? Quella di aver compreso in un unico volume Puccini e Malipiero, Mascagni e Togni, Respighi e Battistelli l'Adriana Lecouvreur di Cilea e l'Ulisse di Dallapiccola Tanto, è sempre teatro, sempre musica, sempre Italia, sempre Novecento.
Copertina flessibile, 770 pagine