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![BARAZZONI - Method of Italian Singing from ‘Recitar cantando’ to Rossini (with Examples and Exercises from Historical Treatises on the Technique of Singing)](http://www.bongiovanni70.it/cdn/shop/products/BARAZZONI_Method_of_Italian_Singing_from_Recitar_cantando_to_Rossini_with_Examples_and_Exercises_from_Historical_Treatises_on_the_Technique_of_Singing_Ut_Orpheus_{width}x.jpg?v=1650111544)
BARAZZONI - Method of Italian Singing from ‘Recitar cantando’ to Rossini (with Examples and Exercises from Historical Treatises on the Technique of Singing)
Regular price €36,95 Save Liquid error (snippets/product-template line 131): Computation results in '-Infinity'%BARAZZONI - Method of Italian Singing from ‘Recitar cantando’ to Rossini (with Examples and Exercises from Historical Treatises on the Technique of Singing)
![FULGONI - Dettati Volume Unico I Corso (Con Un Cd)](http://www.bongiovanni70.it/cdn/shop/files/FULGONI-DettatiVolumeUnicoICorso_ConUnCd_{width}x.jpg?v=1715791907)
FULGONI - Dettati Volume Unico I Corso (Con Un Cd)
Regular price €27,00 Save Liquid error (snippets/product-template line 131): Computation results in '-Infinity'%FULGONI - Dettati Volume Unico I Corso (Con Un Cd)
TEORIA, SOLFEGGIO e DETTATO MUSICALE: questa è la dicitura ministeriale che specifica le caratteristiche di un insegnamento musicale di base. Per l’apprendimento di qualsiasi linguaggio, non solo di quello musicale, assume enorme importanza la pratica del dettato. Sostanzialmente, mentre con la lettura e il solfeggio impariamo a trasformare il segno in parola o in suono – e successivamente, attraverso l’approfondimento grammaticale e sintattico, in frase e periodo con senso compiuto – con il dettato si attua il processo inverso. complementare al primo: si educa l’orecchio a percepire esattamente e a trasformare quanto ascolta in segno, alfabetico o musicale.
Anche nel caso del procedimento dal suono al segno, ciò che interessa non è tanto educare alla percezione e all’individuazione dei singoli suoni, uno in rapporto all’altro secondo aridi legami intervallari. quanto il condurre ad una progressiva sensibilità all’insieme degli intervalli e dei suoni nella loro particolare struttura ritmica e nelle loro implicazioni armoniche, tale da formare immediatamente o quasi, frasi o periodi musicali a senso compiuto.
Nei programmi di insegnamento vigenti nei conservatori italiani non sono presenti con pari peso tutti e tre i livelli teorici del dettato musicale: ritmico. melodico e armonico. Quest’ultimo è assente da qualsiasi prova d’esame, pur essendo compreso, quasi come appendice, nella IV parte del lavoro di E. Pozzoli sul dettato (Ricordi: 1921).
Il dettato praticato nei nostri conservatori è essenzialmente di natura melodica.
A nostro avviso non si trattò in questo caso né di una svista del legislatore né di una presa di posizione di natura individuale, quanto di una scelta sintetica tesa a concentrare in un unico tipo di prova il risultato di un lavoro più esteso e completo.
Il dettato melodico infatti, così come è (o come dovrebbe essere) formulato nelle prove d’esame, consiste in un frammento melodico dotato di ritmo, di implicite funzioni armoniche e finalmente di una forma, di una propria articolazione e di un preciso respiro.
Per condurre l’allievo alla esatta percezione e alla corretta realizzazione semiografica di tutto ciò, è ben evidente come il lavoro di base sia necessariamente impostato, oltre che sugli aspetti essenzialmente melodici, anche sulla ritmica, sulla verticalità degli intervalli e sulla forma musicale.
Scopo del dettato è soprattutto quello di educare nell’allievo la sensibilità tonale: non è tanto importante che si impari meccanicamente a cogliere in modo indifferenziato i suoni componenti un dato frammento e a trascriverli secondo i loro semplici rapporti di durata quanto è essenziale arrivare a memorizzare e interiorizzare il più rapidamente possibile un inciso, un frammento, una frase, individuandone gli elementi di maggior peso musicale, se non anche le qualità espressive.
in quest’ottica assume il giusto significato anche l’attenzione al singolo intervallo, di cui si rileverà non solo la grandezza, ma soprattutto la qualità e la funzione all’interno della melodia stessa. Ben venga allora il dettato melodico se può condurre a risultati di questo tipo:
sviluppo della percezione, della memoria e della elaborazione del suono in musica. In fondo la traduzione in segno è l’elemento più facile e meccanico.
È pertanto evidente che qualsiasi ‘corso’ stampato di dettato presuppone la collaborazione attenta e personale dell’insegnante il quale, passo per passo, interverrà con appositi esercizi ritmici, mnemonici, armonici e di confronto, là dove, nonostante la difficoltà progressiva del metodo, si presentino comunque degli ostacoli per i singoli allievi.
![FULGONI - Manuale di musica · Volume primo](http://www.bongiovanni70.it/cdn/shop/products/Manuale_di_musica_Nuovo_metodo_pratico_per_la_conoscenza_della_semiologia_musicale_Volume_1_La_Nota_{width}x.jpg?v=1683222838)
FULGONI - Manuale di musica · Volume primo
Regular price €22,00 Save Liquid error (snippets/product-template line 131): Computation results in '-Infinity'%FULGONI - Manuale di musica · Volume primo
Nuovo metodo pratico per la conoscenza della semiologia musicale.
Nella maggior parte dei metodi ancora oggi in uso per la “divisione” e per il “solfeggio” i problemi ritmici vengono spesso affrontati e risolti a livello imitativo e tacitamente ripetitivo.
In pratica viene di volta in volta presentata e visualizzata una diversa formula ritmica la quale, dopo le dovute delucidazione e l’esempio, verrà ripetuta meccanicamente e costantemente fino ad esaurimento degli appositi esercizi.
A nostro parere tale impostazione elude i problemi ritmici piuttosto che affrontarli direttamente e alla radice, non consentendo all’allievo di raggiungere la necessaria autonomia a livello mentale e musicale.
Nel presente lavoro ci si propone allora di ribaltare tale atteggiamento didattico, presentando e analizzando la materia alla luce della razionalità e della logica del discorso musicale.
Non è infatti sufficiente che l’allievo conosca il valore matematico delle singole note (1/4, 1/8 ecc. non rappresentano che pure astrazioni) e il loro organizzarsi in misure intese come somma di quantità, ma è soprattutto necessario che comprenda l’esatta “Collocazione ritmica” in relazione ad un più ampio contesto.
I problemi interni alle singole cellule ritmiche e alle varianti relative vengono di volta in volta interiorizzati e scomposti dal ragionamento, nell’intento di favorire il raggiungimento di una totale indipendenza. Le capacità di attenzione e di concentrazione sono rese attive attraverso una tensione intelligente ed efficace di stimoli. La strutturazione chiara e organica, articolata su criteri di logica e di gradualità è infatti condizione essenziale per formare nell’allievo-musicista un abito mentale completo, analitico e sintetico allo stesso tempo, sviluppando quella autonomia e prontezza nella percezione e quella autonomia critica che rappresentano i requisiti fondamentali per affrontare qualsiasi realtà musicale e in particolare quella attuale.
Detto ciò è giusto far osservare che il presente metodo non vuol porsi in alternativa e comunque in sostituzione della abituale pratica del solfeggio, inteso come solfeggio “parlato”.
Il MANUALE DI MUSICA, pur essendo autosufficiente a livello formativo, deve essere corredato dalla pratica del Dettato musicale e del Solfeggio parlato per chi intenda affrontare gli studi a livello accademico, con relativo esame in Conservatorio.
A tali problemi sono dedicati il corso di dettato “DETTATI” ed. LA NOTA 1989 e i tre volumi del “MANUALE DI SOLFEGGIO”: in prefazione al Manuale di Solfeggio sarà discussa in modo approfondito la validità e giusta pratica di quest’ultima disciplina.
Sia qui detto solo per inciso che il tanto vituperato solfeggio parlato, ampiamente attaccato da didatti e musicisti in genere, deve a sua fama di pratica inutile se non dannosa al modo scorretto con cui spesso è stato ed è tuttora affrontato.
A nostro parere il solfeggio conserva tutta la sua dignità didattica e la sua dimensione storica solo se viene recuperata la sua funzione propedeutica, cioè il suo farsi ponte tra la pura ritmica e l’esecuzione musicale vera e propria. Se vogliamo considerare il solfeggio parlato come un solfeggio cantato facilitato attraverso l’intonazione simbolica, la sua esecuzione deve conservare tutta l’integrità musicale della pagina che si legge, educando così alla immediata percezione e realizzazione di tutto cioè che il segno musicale rappresenta (eccezion fatta per il parametro “altezza”).
Ciò che non ha più senso di esistere non è allora il solfeggio parlato in sè, ma piuttosto un certo tipo di pratica, con suddivisione e scansione vocale della sillaba-nota, con appoggio costante sui tempi forti o sulla parte forte della pulsazione con le inevitabili conseguenze: frazionamento del suono nelle note lunghe e annullamento di tutti gli effetti di sincope e di contrasto ritmico, sulla base di una costante e normale unificazione degli elementi metrici con quelli ritmici.
Il risultato più eclatante di tale prassi è la contraddizione del reale significato del segno musicale e pertanto di una diseducazione alla corretta lettura.
Nel “Manuale di Musica” si intende “educare” alla interiorizzazione mentale della pulsazione, fattore indispensabile all’interpretazione del fraseggio del discorso musicale.
![FULGONI - Manuale di musica · Volume secondo](http://www.bongiovanni70.it/cdn/shop/files/FULGONI_Manuale_di_musica_Vol_2_La_Nota_0_{width}x.jpg?v=1688053118)
FULGONI - Manuale di musica · Volume secondo
Regular price €20,00 Save Liquid error (snippets/product-template line 131): Computation results in '-Infinity'%FULGONI - Manuale di musica · Volume secondo
Nuovo metodo pratico per la conoscenza della semiologia musicale.
Nella maggior parte dei metodi ancora oggi in uso per la “divisione” e per il “solfeggio” i problemi ritmici vengono spesso affrontati e risolti a livello imitativo e tacitamente ripetitivo.
In pratica viene di volta in volta presentata e visualizzata una diversa formula ritmica la quale, dopo le dovute delucidazione e l’esempio, verrà ripetuta meccanicamente e costantemente fino ad esaurimento degli appositi esercizi.
A nostro parere tale impostazione elude i problemi ritmici piuttosto che affrontarli direttamente e alla radice, non consentendo all’allievo di raggiungere la necessaria autonomia a livello mentale e musicale.
Nel presente lavoro ci si propone allora di ribaltare tale atteggiamento didattico, presentando e analizzando la materia alla luce della razionalità e della logica del discorso musicale.
Non è infatti sufficiente che l’allievo conosca il valore matematico delle singole note (1/4, 1/8 ecc. non rappresentano che pure astrazioni) e il loro organizzarsi in misure intese come somma di quantità, ma è soprattutto necessario che comprenda l’esatta “Collocazione ritmica” in relazione ad un più ampio contesto.
I problemi interni alle singole cellule ritmiche e alle varianti relative vengono di volta in volta interiorizzati e scomposti dal ragionamento, nell’intento di favorire il raggiungimento di una totale indipendenza. Le capacità di attenzione e di concentrazione sono rese attive attraverso una tensione intelligente ed efficace di stimoli. La strutturazione chiara e organica, articolata su criteri di logica e di gradualità è infatti condizione essenziale per formare nell’allievo-musicista un abito mentale completo, analitico e sintetico allo stesso tempo, sviluppando quella autonomia e prontezza nella percezione e quella autonomia critica che rappresentano i requisiti fondamentali per affrontare qualsiasi realtà musicale e in particolare quella attuale.
Detto ciò è giusto far osservare che il presente metodo non vuol porsi in alternativa e comunque in sostituzione della abituale pratica del solfeggio, inteso come solfeggio “parlato”.
Il MANUALE DI MUSICA, pur essendo autosufficiente a livello formativo, deve essere corredato dalla pratica del Dettato musicale e del Solfeggio parlato per chi intenda affrontare gli studi a livello accademico, con relativo esame in Conservatorio.
A tali problemi sono dedicati il corso di dettato “DETTATI” ed. LA NOTA 1989 e i tre volumi del “MANUALE DI SOLFEGGIO”: in prefazione al Manuale di Solfeggio sarà discussa in modo approfondito la validità e giusta pratica di quest’ultima disciplina.
Sia qui detto solo per inciso che il tanto vituperato solfeggio parlato, ampiamente attaccato da didatti e musicisti in genere, deve a sua fama di pratica inutile se non dannosa al modo scorretto con cui spesso è stato ed è tuttora affrontato.
A nostro parere il solfeggio conserva tutta la sua dignità didattica e la sua dimensione storica solo se viene recuperata la sua funzione propedeutica, cioè il suo farsi ponte tra la pura ritmica e l’esecuzione musicale vera e propria. Se vogliamo considerare il solfeggio parlato come un solfeggio cantato facilitato attraverso l’intonazione simbolica, la sua esecuzione deve conservare tutta l’integrità musicale della pagina che si legge, educando così alla immediata percezione e realizzazione di tutto cioè che il segno musicale rappresenta (eccezion fatta per il parametro “altezza”).
Ciò che non ha più senso di esistere non è allora il solfeggio parlato in sè, ma piuttosto un certo tipo di pratica, con suddivisione e scansione vocale della sillaba-nota, con appoggio costante sui tempi forti o sulla parte forte della pulsazione con le inevitabili conseguenze: frazionamento del suono nelle note lunghe e annullamento di tutti gli effetti di sincope e di contrasto ritmico, sulla base di una costante e normale unificazione degli elementi metrici con quelli ritmici.
Il risultato più eclatante di tale prassi è la contraddizione del reale significato del segno musicale e pertanto di una diseducazione alla corretta lettura.
Nel “Manuale di Musica” si intende “educare” alla interiorizzazione mentale della pulsazione, fattore indispensabile all’interpretazione del fraseggio del discorso musicale.